Dal Baccanale all'inventario: La letteratura americana in Italia nei repertori di Americana e Novellieri inglesi e americani
Pubblicato 10/14/2021
Parole chiave
- US literature,
- Anthology,
- Americana,
- Novellieri inglesi e americani
Come citare
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Abstract
Una delle tappe più significative nel processo di traduzione e divulgazione della letteratura americana in Italia coincide con la pubblicazione di Americana (1942), curato da Elio Vittorini, e edito Bompiani. Americana costituisce il primo tentativo di canonizzare la letteratura americana tradotta e importata in Italia durante il “decennio delle traduzioni”, un’esperienza definita da Emilio Cecchi come un “nuovo baccanale letterario”. Sebbene il ruolo di apripista dell’antologia di Vittorini rimanga indiscusso, il suo apporto alla definizione di un campo letterario americano in Italia fu affiancato e per certi versi superato dalla meno nota ma forse più accurata antologia Novellieri inglesi e americani (1944) pubblicata da Salvatore De Carlo. Nell’introduzione alla sezione di letteratura americana, la curatrice Maria Martone riconosce l’importanza di Americana ma sottolinea la necessità di organizzare il capitale letterario americano tradotto attraverso un “inventario”.
Il presente contributo desidera collocarsi tra queste due nozioni e confrontare Americana e Novellieri inglesi e americani come prodotti culturali. In particolare, le due antologie non saranno intese unicamente come operazioni editoriali di carattere divulgativo, ma come attori nella costituzione di un canone italiano della letteratura americana. Tenendo conto della lezione foucaultiana per cui la discontinuità “si riesce a determinare soltanto mediante un raffronto” tra diversi settori, si privilegerà l’analisi della selezione e dell’organizzazione del “literary capital” incluso nell’antologia di De Carlo e le differenze tra le diverse implicazioni teoriche e gli apparati critici elaborati nel lavoro di Vittorini. Più che decostruire il modello di Americana, si intende analizzare i repertori autoriali e testuali proposti in Novellieri inglesi e americani e sottolinearne la rilevanza nell’allargamento del campo aperto dall’opera di Vittorini. Osservando le differenze formali e concettuali che intercorrono tra le due antologie, si vuole sottolineare il significato di Novellieri inglesi e americani in virtù del suo debito verso Americana e, al contempo, riconoscere i limiti di quest’ultima alla luce dell’apporto coevo dell’altra antologia.